UMBERTO SANTUCCI

Umberto Santucci nasce a Roma nel 1936, ma all’età di tre anni viene mandato a Lanciano dai nonni materni. Nella cittadina abruzzese ha le sue radici culturali e familiari, e a otto anni vi incontra la pittura, poiché segue affascinato i decoratori che restaurano la casa dei nonni sventrata dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, tanto che gli lasciano utilizzare il pennello con varie tinture e gli insegnano la tecnica del finto marmo. Alla luce di questa passione il nonno a 9 anni lo affida ad un maestro privato che gli insegna il disegno a matita e l’acquarello. La pittura diviene sempre più “un amore che rimarrà per tutta la vita.”
Silvia Santucci ha fotografato il papà al lavoro con la tavoletta grafica su cui disegna direttamente, utilizzando i grandi monitor come controllo dei risultati.

Umberto Santucci, Il trabocco di Turchino, 1956
Tornato a Roma per frequentarvi il liceo classico, si laurea in etruscologia e negli stessi anni approfondisce la sua formazione artistica presso la scuola di San Giacomo, quindi con il maestro Sandro Marzano per la pittura ad olio e poi con Cipriano Efisio Oppo presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Allo stesso tempo frequenta anche lo studio dello scenografo Carlo Santonocito, dove conosce Renato Guttuso e comincia a sensibilizzarsi ai vari “mestieri” dell’arte, che lo porteranno all’attività di grafico, fotografo e artista multimediale. Un incontro con Guido La Regina gli fa scoprire l’arte astratta e la pittura gestuale, che lo libera dai vincoli del figurativismo, anche se resterà sempre fedele alla voglia di rappresentare e raccontare con le immagini. L’amicizia con Claudio Cintoli e Carla Panicali favorisce l’incontro con le opere dei maestri americani da Pollock a Rosenquist.
da destra a sin. Gato Barbieri, Cicci e Umberto Santucci a Ostia nel 1965
Nel 1957 diviene presidente del Jazz Club Roma, iniziando così a organizzare concerti e a scrivere per riviste specializzate come apprezzato critico nel campo della musica Jazz; la musica diviene un altro elemento fondamentale della sua vita e gli fa conoscere la cantante Gianfranca Montedoro, che diverrà sua moglie; con lei condivide numerosi progetti artistici sperimentali, come il Living Music, un sodalizio di musicisti, poeti, artisti frequentato anche da Fernanda Pivano.

Il Living Music, Umberto è il primo da sinistra.
Il gruppo usava strumenti occidentali come la chitarra elettrica ed esotici come percussioni e strumenti a corda di tradizione indiana e mediorientale, e nei concerti coinvolgeva il pubblico in concerti che diventavano happening. Era però molto difficile da gestire, proprio per la sua natura eterogenea, e si sciolse dopo aver inciso un solo album, To Allen Ginberg, nel 1972.


Santucci ha pubblicato diversi libri, da Arte nel mezzogiorno, dove affronta i problemi del restauro monumentale e della tutela del paesaggio, a La comunicazione multimediale, il primo saggio uscito in Italia sull’argomento, e a saggi sul problem solving e il project management. Direttore editoriale della casa editrice Editalia dal ‘66 al ‘68, vi realizza l’Enciclopedia di Antiquariato e arredamento e numerose altre edizioni d’arte, fra cui la rivista “Qui arte contemporanea”. In Editalia crea uno studio fotografico specializzato nelle riprese di arte e arredamento, collaborando con il grafico svizzero Charly Junod, con cui, uscito dalla casa editrice, apre lo studio Zoom di grafica e fotografia, con cui realizza copertine per le Edizioni Mediterranee e i dischi RCA; in particolare disegna la copertina del disco Psychonaut. Insegna nel frattempo all’Istituto Europeo di Design e realizza la grafica per la campagna Per fare viva la città per l’Assessorato alla Cultura di Roma, trattamenti fotografici per libri e, riviste, immagini coordinate e strategie comunicative per villaggi turistici.

Camera da letto del Castello di Masino, fotografata da Umberto Santucci per l’Enciclopedia di Antiquariato
Anche se molto impegnato con la grafica, la fotografia e l’insegnamento, continua a dipingere quadri ad olio anticipando l’iperrealismo ed espone una sua personale alla Galleria L’Ariete a Roma. Allo stesso tempo si appassiona ad un nuovo linguaggio artistico, quello della multivisione, con particolari proiettori e schermi semoventi da lui ideati, con i quali partecipa allo spettacolo Ensuite, con coreografie di Alberto Testa, al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Nel 1976 Enrico Crispolti cura il Padiglione Italiano della Biennale di Venezia, con una grande mostra dedicata all’ambiente come sociale, e gli affida l’allestimento; Ettore Sottsass fa il progetto e Umberto Santucci realizza un percorso multimediale innovativo. Lo stesso anno realizza un percorso multimediale per una mostra itinerante dedicata al Futurismo, che gira tutto il mondo come iniziativa culturale del Ministero degli Esteri; alla Galleria del Ferro di Cavallo a Roma espone una multivisione costruita con i propri disegni e una serie di trattamenti fotomeccanici dedicata a La rosa è una rosa di Gertrude Stein.

La grande multivisione in piazza di Spagna a Roma.
Nel 1980, quando l’artista è uno dei pochissimi realizzatori di grandi multivisioni e mixed media in Italia, viene chiamato a realizzare una grande multivisione come evento di apertura delle celebrazioni berniniane per l’Estate Romana, uno spettacolo a ciclo continuo con 42 proiettori sulla scalinata di Piazza di Spagna, sul tema dei quattro elementi naturali nell’arte del Bernini. Nello stesso anno comincia ad integrare la programmazione delle multivisioni con l’uso del computer e nascono molti nuovi progetti in Italia, tra i quali quelli per la Fiat e la Rai fino alle scenografie per gli spettacoli dell’Arena di Verona.
Nel 1991 pubblica La comunicazione multimediale, il suo primo saggio sull’argomento e inizia ad insegnare all’Accademia Internazionale dell’Immagine dell’Aquila.

Grande immagine disegnata a china da Santucci, trasferita su pellicola e proiettata con superproiettori scenici.
Dal 1998 collabora con Danny Rose, per cui crea la formula Maximage Experience, con spettacoli in teatro e in piazza con immersione totale in un ambiente di musica e immagini, fra cui Cuba Experience al Palasport di Parigi, un’unione di danza, canto e megaproiezioni con immagini dipinte su lastre di grande formato; la chiusura delle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City e l’evento Rock Revolution all’Auditorium della Musica di Roma nel 2006; ricche di fascino sono infine le sue illustrazioni originali per le scenografie virtuali dello spettacolo Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante.
Attraverso lo studio del problem solving per le proprie installazioni multimediali, Umberto Santucci amplia la sua ricerca fino a diventare un esperto in questo campo, pubblicando alcuni libri e creando un sito dedicato che diviene un punto di riferimento ricco di contenuti, dal problem solving al project management, dalle mappe mentali alla creatività. Particolarmente interessante è il suo concetto di arte come problem solving e di problem solving come arte.


Composizione vettoriale con le vestigia archeologiche della Piana di Navelli, 2021.
Nell’intrecciarsi delle diverse ricerche artistiche sperimentali Umberto Santucci non abbandona mai il suo legame con la pittura alla quale affianca l’arte digitale, affrontando sempre diverse tematiche, dall’attualità con la serie Iperoggetti pandemici, fino ai suoi ricordi più lontani e più intimi con Navelli, dimora dell’arte del 2021.

L’assortimento di stilografiche con cui Umberto disegna.
Nell’intrecciarsi delle diverse ricerche artistiche sperimentali Umberto Santucci non abbandona mai il suo legame con la pittura alla quale affianca l’arte digitale, affrontando sempre diverse tematiche, dall’attualità con la serie Iperoggetti pandemici, fino ai suoi ricordi più lontani e più intimi con Navelli, dimora dell’arte del 2021.